Prince of Persia: una poesia che non tornerà più

L’acquisto di un nuovo monitor 27” curved, mouse e tastiera per videogaming e un lettore DVD esterno per il mio agguerrito Lenovo con doppia GPU ma senza lettore sono calati sulla mia assenza dal gaming. Come un uragano sui fiori. Ho subito voluto rispolverare il gioco che più ha segnato la mia vita: Prince of Persia. E non sto esagerando. Ci sono film e libri che lo hanno fatto. Eventi. Videogiochi, pochi. Prince of Persia è stato uno di quelli che si è rubato un angolo dei miei ricordi. Anzi, quello che ha lasciato più echi.

elika - Prince of PersiaEra il 2008. Call of Duty Modern Warfare e Assassin’s Creed erano i nuovi miti del mondo videogaming, già classici. Mass Effect iniziava la sua scalata verso ciò che lo ha portato ad essere la più grande saga sci-fi nata e morta nel gaming. Crysis rendeva immortale il gioco su PC portandolo a livelli ancora oggi insuperati su console. The Witcher ridefiniva il gioco di ruolo. Violenza estrema, sesso, nudità, giochi erotici fra aliene bisessuali, motion capture e i God’s Ray delle DirectX 10: il 2007-2008 è stato il biennio di svolta che ha portato i videogiochi action/avventura da prodotto elitario, eredità degli anni ’90, al meccanismo di entertainment commerciale e mondiale che conosciamo oggi.

Lettore ai tempi della scomparsa Giochi per il MIO Computer, mi interessai a un’opera che fra i suoi ingredienti aveva (tenete presente la lista di sopra): grafica ‘a dipinto’ a metà fra un cartoon e una tavola d’arte orientale, non un morto, non una parolaccia, non una goccia di sangue renderizzata, PEGI 12+, un numero di nemici che si conta con due mani e una eredità pesantissima che si portava dietro tutto il contrario.

Il remake della grande saga di Prince of Persia che però non faceva ammazzare nessuno, aveva due soli personaggi centrali che a stento si scambiavano un bacio e… una poesia come storia. Neppure il principe, il protagonista, poteva morire se sconfitto.

Se il mio libro (Homeron Etark) ha preso vita è anche grazie a esperienze come questa. Se sono la persona che sono oggi, è anche grazie a questo videogioco. Lo si legge fra le righe, nei suoi dettagli più intimi: i suoi creatori hanno espressamente voluto creare qualcosa in controtendenza, qualcosa che era destinato -purtroppo- a non avere un seguito, seppur il finale aperto. Sconfitto da Assassin’s Creed alla partenza, ma mai dimenticato dalle persone come me. Una poesia che non rivedrò più…

… ma che non voglio dimenticare. Conserverò memoria di questa opera d’entertainment e ne farò dono alle generazioni future, lo prometto, anonimi sviluppatori di Ubisoft Montreal che avete creato PoP 2008, come lo si chiamava in rete. Lo prometto!

E la colonna sonora? Ne vogliamo parlare? Un’eccellenza che raramente si ascolta, persino a livello cinematografico. E il comparto sonoro? Perfetto, flawless.

Poche ore (8 in media per finirlo) ma una soddisfazione immensa, un ricordo che diventa subito nostalgia. Una cotta fortissima per Elika, personaggio indimenticabile. Elika e il Principe: una coppia che merita la più grande delle fandom.

 

Pubblicato da Capo (Francesco G.)

Un nerd sempre alla ricerca di miti e mondi lontani. Appassionato di arti visive, storia antica, epica e del fantastico in generale. Nel tempo libero, autore di romanzi e racconti.

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