Giochi e mondo abandonware: dai cult al sesso simulato. L’antico in digitale

Non so quando chi legge abbia cliccato per la prima volta il pulsante Start di Windows, oppure mandato in stampa il primo doc, o masterizzato il primo cd. Prato Fiorito, il Mago della funzione Cerca, i Pentium a 1GHz, le GeForce a 64MB. Nomi che per chi ha meno di 18 anni forse vogliono dir poco. Ma che a molti dei più stagionati evocano ricordi e fanno salire la nostalgia del bit.  

Caesar 3
Il fantastico Caesar III, capolavoro immortale che non dovrà mai diventare abandonware. Non può.

Oggi si ragiona in termini di giga e tera, ma solo quindici anni fa il nostro mondo era tanto antropocentrico quanto mega-centrico. Ci emozionavano le story line profonde e sempre diverse di Knights of The Old Republic, ci facevano provare un brivido -quello tipico degli appassionati di storia e mitologia davanti alle rievocazioni- gli intrecci gestionali necessari in Caesar III per portare alla gloria la nostra città. Eravamo fieri della civiltà futuristica sviluppata attraverso i millenni a partire da clava e ortaggi nell’indimenticabile Empire Earth. Ci addolcivamo sulle forme -obiettivamente squadrate- delle prime versioni di Lara Croft nei vari Tomb Raider. 

Lara Croft

E prima ancora? Ci sono stati gli anni 80 e 90. Gli albori dell’informatica mainstream come la conoscevamo a inizio millennio. Quell’informatica che nel grande mercato di oggi è stata completamente riscritta, riverniciata, avvoltolata su sé stessa e denaturata, risorta o trasformata, anche se a piccoli passi, e di quel passato non ha più nulla -sarebbe bello dedicare un articolo sulla decisione di apporre ivi fortunatamente o sfortunatamente. I primissimi Pentium, MS-DOS, Amiga, Windows 95. DOOM. Duke Nukem. 

Chiediamoci una cosa. I libri antichi vengono conservati nei musei. I film negli archivi. E tutto questo mondo informatico dov’è finito? Etereo com’è per natura, sarà scomparso?  

Forse buona parte è andata perduta per sempre. Ma relativamente in minor quantità, io penso, di quanto verrà dimenticato, gettato, obliato del cyberworld prettamente attuale (dal 2012 in poi, nell’era della vera ascensione dei social network e della valuta dato del terzo millennio). Infatti ci sono posti, su Internet, dove è ancora possibile, in modi legali e alle volte non tanto, recuperare da sotto polvere e metri di terra questi reperti. Archeologia digitale. Ricerca di quello che è definito come abandonware. 

Lula Inside
Lula Inside, una virtual… “assistant” ante litteram e solo per adulti. Oggi, un abandonware.

Tre soluzioni che mi vengono in mente sono in realtà molto diverse da loro. Tutte condividono una nostalgia sfrenata per gli anni dagli 80 ai primi duemila, cambiano soltanto i mezzi di diffusione, recupero, salvataggio e stoccaggio della merce. Le prime due possono essere impiegate tanto per scopi legali quanto per quelli che non lo sono affatto… negarne l’esistenza e la conoscenza è ipocrisia. L’uso corretto spetta a ciascuno di noi.

Eccole.

GameCopyWorld, che non cambia layout penso da dieci anni, rimane sempre lo stesso e tiene la testa alta nel mondo Torrent. Il posto perfetto per chi vuole avviare videogiochi posseduti in disco senza bisogno di dover inserire il cd nel masterizzatore ogni volta… o no?

Myabandonware

MyAbandonWare. Un archivio di giochi classificati in modo certosino e con tutta l’attenzione possibile e impossibile, manuali, extra, link a riferimenti, commenti, recensioni, segni distintivi. Solo giochi e software ritenuti abbandonati dal mondo intero. Eterei prodotti fuori uso. Come Robot fuoriserie dentro container. 

GOG.com

GOG.com. Il migliore, pienamente legale. Una alternativa a Steam nata però per ridare nuova vita ai videogiochi che rischiano l’abbandono. Prezzi stracciati per ringraziare un’ultima volta gli sviluppatori per i loro capolavori che ci hanno visti o fatti crescere. Uno scopo nobile, e il nome è il programma e la vision: Good Old Games. Si tratta di una piattaforma ufficiale e riconosciuta dagli sviluppatori, a differenza delle altre due. Ne consiglio l’utilizzo, chiaramente.

Ci mancano i bit, le astrusità assurdamente coerenti con se stesse dell’informatica mainstream di quegli anni. O forse non ci mancano, ne abbiamo solo nostalgia ma stiamo bene così come siamo, nella vita di oggi e di domani, a scrivere su un Surface leggero quanto la tastiera del primo Personal Computer con Windows 95 che utilizzai oltre quindici anni fa. 

E la spregiudicatezza di certi dev? Tette in bella vista, visioni molto mascoline, gestionali del sesso. Sì, nell’abandonware si può trovare di tutto e riscoprire una sessualità mai sbocciata, immatura, morta con la diffusione del videogioco come strumento esclusivo di guerra o sport. Soprattutto, attenti ai dev orientali di quegli anni. Alle tendiniti.

Pubblicato da Capo (Francesco G.)

Un nerd sempre alla ricerca di miti e mondi lontani. Appassionato di arti visive, storia antica, epica e del fantastico in generale. Nel tempo libero, autore di romanzi e racconti.

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